Prima dell’inizio e dopo la fine
Oggi, intanto che pensavo a cose durature e cose caduche, al pane in freezer e all’essenza del tempo, alla gastroenterite e al ciclo delle stagioni, mi è tornato alla mente questo pezzo. E ve lo regalo volentieri.
V.
Le parole si muovono, la musica si muove
Solo nel tempo; ma ciò che è solo vivo
Può solo morire. Le parole, dopo il discorso, giungono
Al silenzio. Solo attraverso la forma, il disegno,
Parole o musica possono raggiungere
La quiete, come un vaso cinese ancora
Si muove perpetuamente nella sua quiete.
Non la quiete del violino, finché la nota dura,
Non quella solo, ma la coesistenza,
O diciamo che la fine precede l’inizio,
E che la fine e l’inizio erano sempre lì
Prima dell’inizio e dopo la fine.
E tutto è sempre ora. Le parole si sforzano,
Crepano e a volte si rompono, sotto il peso,
Sotto la tensione, inciampano, scivolano, si deteriorano,
Marciscono per imprecisione, non vogliono stare a posto,
Non vogliono stare ferme. Voci che strillano,
Sgridano, deridono, o semplicemente chiacchierano,
Le assillano sempre. La Parola nel deserto
È soprattutto attaccata da voci di tentazione,
L’ombra piangente nella danza funebre,
Il forte lamento della chimera sconsolata.
Il dettaglio del disegno è movimento,
Come nella figura delle dieci scale.
Il desiderio stesso è movimento
Non in sé desiderabile;
L’amore è in se stesso immobilità,
Solo la causa e il fine del movimento,
Senza tempo e desideri
Tranne che nell’aspetto del tempo
Colto nella forma del limite
Fra non-essere ed essere.
Improvviso in un dardo di sole
Mentre ancora la polvere si muove
Ecco salire il riso nascosto
Di bambini tra le foglie
Presto, su, qui, ora, sempre –
Ridicolo il desolato triste tempo
che si stende prima e dopo.
(T. S. Eliot, Quattro Quartetti, Burnt Norton)