I suoni che entrano
dalla finestra aperta, è sottinteso. Barbara, rispondendo al post sulle mie cose preferite, mi sollecitava a elencare i rumori, specialmente di origine animale, che sento aprendo la finestra. Bene, è arrivato il momento di accontentarla. Dopo aver precisato, però, che non abito “in campagna”, ma all’estremità di un piccolo paese, con una collina che mi spunta in camera da letto e prosegue all’esterno, diversi alberi che tentano di entrare in casa e nugoli di zanzare che solitamente ci riescono, nonostante le protezioni. Inizio, allora.
Quando apro la finestra sento:
il lontano cantiere della rotatoria; i camion carichi di sale, tutti con lo stesso uomo al volante, con due occhi…; le motociclette amplificate; il tosaerba di qualche vicino, o magari quello del condominio; al mattino, i camion della nettezza urbana, oppure gli scuolabus (è strano: anche lo scuolabus che circola da queste parti, grigio-blu, ha comunque un suono giallo vivo);
bambini che giocano; palloni giocati da bambini che giocano, qualche volta purtroppo contro le bascule già malconce dei garage; bambini che corrono intorno alla casa; campanelli di biciclette di bambini che circolano intorno alla casa; la porta interna che sbatte perché qualcuno l’ha lasciata aperta con tutto il vento che c’è, probabilmente bambini che giocano;
tapparelle che salgono o scendono, aspirapolveri, trapani, tappeti battuti, altre finestre che s’aprono o si chiudono;
il fruscio di qualche albero; a frusciare in realtà si impegnano particolarmente i sette pioppi del giardinetto pubblico; le cicale, d’estate ovviamente;
api vespe mosche calabroni; vorrei dire anche zanzare, ma quelle purtroppo non fanno rumore;
la Tequi che gioca; le grida di terrore di uno dei miei figli se è fuori e c’è anche la Tequi che gioca; la voce della D che un po’ sgrida la Tequi che gioca, un po’ ride dei miei figli e cerca di spiegar loro che la Tequi gioca perché è una bambina anche lei;
uccellacci e uccellini, e qui, a parte tortore e gazze, che sento e vedo e conosco, il resto è un cinguettare indistinto che si sveglia a un certo punto dell’anno, e mi accorgo che non c’è più il silenzio d’inverno, e da quel momento si perde nel sottofondo diurno; di notte sicuramente qualche tipo di assiolo allocco barbagianni civetta gufo notturno rapace;
ogni tanto, da provenienza ignota, ma parrebbe dai garage o dal sottosuolo: assoli di chitarra elettrica, rock tellurico; un mistero da svelare in un condominio tendenzialmente e trasversalmente orientato tra neomelodica, pop e tunztunz;
c’erano miagolii, ma purtroppo non ci sono più: la vecchiaia, in alcuni casi, e il pericolo della Statale vicina ci hanno tolto alcuni visitatori frequenti.
Ecco ciò che sento quando apro la finestra di casa. Ci sono dei momenti dell’anno, poco prima di Capodanno o di Carnevale, in cui si aggiungono anche i lampi di genio innescati da menti fine che devono ripetere e ripetere gli stessi gesti perché non riescono a capacitarsi di come i mortaretti siano sempre tutti uguali e abbiano sempre gli stessi effetti: spaventare gli animali, innervosire gli umani, buttare soldi in fumo, rischiare qualche pezzettino di salute. Questi e qualche allarme d’auto o di abitazione sono forse gli unici suoni di cui volentieri farei a meno. Il resto l’ascolto volentieri.
2 pensieri riguardo “I suoni che entrano”
belli questi rumori, mi hanno allegramente frastornato!
prishilla
p.s. per me, in qualche modo, gli scuolabus sono sempre gialli.
gli scuolabus sono davvero birichini, vecchi o nuovi… chissà, magari un giorno scriverò qualcosa anche su di loro. contento che il frastuono fosse allegro, comunque. ciao!