Un capolavoro
Un capolavoro (trad. M. Giobbe, www.liberliber.it)
SCENA V.
ROSSANA, CIRANO, e per poco suora MARTA.
ROSSANA, senza voltarsi.
Che dicevo?
(Si pone a ricamare. Cirano, pallidissimo, il cappello calcato sugli occhi, compare. La suora che lo ha introdotto, va via. Egli comincia a scendere le scale lentamente con visibile sforzo per reggersi in piedi, appoggiandosi al bastone. Rossana lavora al suo ricamo.)
Ma come queste tinte appassite…
assortir?…
(A Cirano, in tono di amichevole rimprovero.)
Da quattordici anni che ci venite,
in ritardo la prima volta!
CIRANO, che è giunto alla poltrona e si è seduto, con voce gaja,
contrastante con la tristezza del volto.
Avete ragione!
Io ne scoppio! Ah, cospetto! Devo l’eccezione..,
ROSSANA
A?…
CIRANO
A una certa visita un poco inopportuna
ROSSANA, distratta, lavorando.
Forse qualche importuno?
CIRANO
È stata una importuna!
ROSSANA
L’avete rimandata?
CIRANO
Sì; scusate — le ho detto —
ma è sabato, giorno in cui ho per precetto
di recarmi in certo luogo, e niente finora
mi tenne mai d’andarvi: ripassate fra un’ora!
ROSSANA, leggermente.
Bene, quella persona avrà la cortesia
d’aspettar. Questa volta non vi lascio andar via
prima di sera.
CIRANO
Forse, bisognerà ch’io parta
prima!
(Chiude gli occhi e tace per poco. Suora Marta attraversa il parco dalla cappella alla scala. Rossana, vedendola, le fa un piccolo segno col capo.)
ROSSANA, a Cirano.
Non tormentate la vostra Suora Marta?
CIRANO, vivamente, riaprendo gli occhi.
Suora Marta! Accostatevi!
(La suora va a lui.)
(Con voce grossa e comica)
Bell’occhio sempre basso!
SUORA MARTA, levando gli occhi sorridente.
Ma…
(Vedendogli il volto ha un moto di sorpresa.)
Oh!…
CIRANO, piano, indicandole Rossana.
Tacete! È nulla.
(Forte con voce da spaccone.)
Anch’ier feci di grasso!
SUORA MARTA
Già.
(Tra sè.)
Per questo è sì pallido
(Presto e sottovoce.)
Mi farete il piacere
di venire più tardi in refettorio, a bere
un po’ di brodo? Sì? ci verrete?
CIRANO
Verrò.
SUORA MARTA
Oggi siete più docile.
ROSSANA, vedendoli bisbigliare.
Vuol convertirvi?
SUORA MARTA
Oibò!
CIRANO
In fatti: perchè mai, voi che tanto parlate
in onor della fede, non mi sermoneggiate?
(Con furore comico.)
Perchè suor Marta? Ciò mi fu sempre di molta
maraviglia!… Ed anch’io vo’ stupirvi a mia volta!
Vi permetto…
(Con aria di volerla aizzare.)
vedete un po’, cara sorella,
di pregare per me, questa sera, in cappella!
ROSSANA
Oh!
CIRANO, ridendo.
Suor Marta si crede di sognar.
SUORA MARTA, dolcemente.
Vi confesso
ch’io non avevo atteso questo vostro permesso.
(Va via.)
CIRANO, rivolgendosi a Rossana curva sul telaio.
Il diavolo mi porti, se ti vedrò finire,
ricamo interminabile!
ROSSANA
La sentivo venire!
(Un po’ di venticello fa cadere altre foglie.)
CIRANO
Le foglie!
ROSSANA, alza il capo e guarda nei viali lontani.
Son di un lieve biondo veneziano.
Guardatele cadere.
CIRANO
Come cadono piano
e bene! E come porre, vedete, ognuna sa
nel suo breve viaggio un’ultima beltà;
e, malgrado il terrore d’imputridire al suolo,
vuol che nella caduta sia la grazia d’un volo!
ROSSANA
Come, voi malinconico?
CIRANO, correggendosi.
Ma no, cugina mia,
niente affatto.
ROSSANA
Lasciatele cader, andiamo, via,
le foglie morte. E ditemi, invece, un pò che c’è
di nuovo.
CIRANO
Ecco.
ROSSANA
Sentiamo.
CIRANO
(Impallidendo, sempre più lottando contro il dolore che l’opprime.)
Sabato scorso il Re,
che mangiò troppe volte mosto cotto di Cetta,
fu colto dalla febbre: due colpi di lancetta
punirono il suo male per lesa maestà,
e il polso augusto or batte con regolarità.
Al gran ballo di Corte di domenica a sera
bruciâr settantatrè candelabri di cera.
Giovanni d’Austria, dicono, fu da noi sbaragliato,
quattro stregoni impesi, e fu somministrato
al cane di madama d’Athis qualche clistere…
ROSSANA
Signor di Bergerac, vi prego di tacere!
CIRANO
Lunedì Lyigdamire mutò d’amante.
ROSSANA
Ah, sì?
CIRANO, col viso sempre più alterato.
Passa a Fontainebleau la Corte martedì;
mercoledì la bella Montglat disse di no
al Fieschi; giovedì la Mancini regnò,
o quasi: il venticinque fu corretto il rifiuto
della Montglat, e sabato ventisei…
(Chiude gli occhi. La testa gli cade sul petto. Silenzio.)
ROSSANA, sorpresa di non più udirlo parlare, si volge,
lo guarda e si alza spaventata.
È svenuto!
(Accorre gridando.)
Cirano!
CIRANO, riaprendo gli occhi.
Che?… Che c’è?…
(Vede Rossana piegata su di lui e, subito rassettandosi il cappello
sulla testa, indietreggia, sgomento, sulla poltrona.)
No… Non vi sbigottite!
È niente — No… lasciatemi.
ROSSANA
Ma…
CIRANO
Son le mie ferite
di Arrà che… ancor… talvolta…
ROSSANA
Povero amico!
CIRANO
È niente!
Passerà…
(Sorride con sforzo.)
È passato, ecco, perfettamente.
ROSSANA, in piedi vicino a lui.
Ha ciascuno di noi la sua ferita. Ognora
viva, la mia, qui dentro, qui, mi sanguina ancora
(Si mette la mano sul petto.)
qui, sotto la sua lettera del foglietto ingiallito,
dove si vede ancora il sangue al pianto unito.
(Comincia a cader la sera.)
CIRANO
La sua lettera! Forse che non mi prometteste
che un giorno potrei leggerla?
ROSSANA
Ah! voi… ora… vorreste?
CIRANO
Oggi… sì…
(Rossana gli dà il sacchetto che ha sospeso al collo.)
Posso?
ROSSANA
Sì…
(Va al telaio, lo ripiega; raggiusta le lane.)
CIRANO, leggendo.
«Rossana, addio. La morte
è imminente; sarà…»
ROSSANA, fermandosi sorpresa.
Perchè leggete forte?
CIRANO, leggendo.
«... credo, per questa sera, o mio ben prediletto!
Greve ho l’anima ancora di un amor non mai detto,
e muoio! E mai più queste pupille inebriate
queste pupille che…»
ROSSANA
Come la recitate
la sua lettera!
CIRANO, continuando.
«… che maggior piacere non sanno,
i vostri gesti a volo mai più non baceranno.
Or io rivedo il piccolo gesto familiare
della man sulla fronte, e vi vorrei gridare…»
ROSSANA
Ma come la leggete! Come!
(L’oscurità aumenta insensibilmente.)
CIRANO
«E vi grido: Addio!»
ROSSANA
La leggete…
CIRANO
«Mia cara, mia prediletta, mio
tesor!…»
ROSSANA
Con una voce…
CIRANO
«Cuor mio!…»
ROSSANA
Con un accento…
Ma… che non per la prima volta stasera io sento!
(Ella s’avvicina dolcemente, senza ch’egli se ne accorga, e passa dietro la poltrona, piegandosi, senza far rumore per guardare la lettera. L’oscurità si fa più fitta.)
CIRANO
«L’anima mia giammai non vi lasciò un secondo
ed io sono e sarò, fino nell’altro mondo,
colui che sopra tutti vi amò senza misure,
colui…»
ROSSANA, gli posa la mano sulla spalla.
Come potete legger, se l’aria è scura?
(Egli trasale; si volge; la vede così vicino e ne ha spavento; poi piega il capo. Lungo silenzio. Poi, nell’oscurità profonda, ella dice lenta giungendo le mani:)
… E per quattordici anni, egli tenne il segreto
recitando la parte dell’amico faceto!
CIRANO
Oh, Rossana!
ROSSANA
Eravate voi!
CIRANO
No, Rossana.
ROSSANA
Come
non me ne accorsi al modo ond’ei dicea il mio nome!
CIRANO
No, non era io…!
ROSSANA
Sì, voi!
CIRANO
No, vi giuro, Rossana!
ROSSANA
Tutta or intendo la impostura soprumana.
Voi le lettere….
CIRANO
No!
ROSSANA
Quei cari e folli suoi
detti…. voi….
CIRANO
No!….
ROSSANA
La voce di quella notte, voi!
CIRANO
Io vi giuro di no!
ROSSANA
Vostro il cuore!
CIRANO
Non mio!
ROSSANA
Voi mi amavate, voi!
CIRANO
No, no: l’altro; non io!
ROSSANA
Voi mi amavate!
CIRANO
No!
ROSSANA
Il tono è già mutato!
CIRANO
No, no, mio caro amore, io non vi ho mai amato!
ROSSANA
Ahi, quante cose morte e… nate in un minuto!
— Ma perchè mai quattordici anni…. avete taciuto,
se vostro è questo pianto su questo foglio in cui
ei non era per nulla?
CIRANO, dandole la lettera.
Ma quel sangue è di lui!
ROSSANA
E allor perchè codesta sublime poesia
del silenzio spezzare?
CIRANO
Perchè?…
(Le Bret e Ragueneau entrano correndo.)
SCENA VI.
I Precedenti, LE BRET, RAGUENEAU.
LE BRET
Quale follia!
Io n’ero certo. È là!
CIRANO, sorridendo e raddrizzandosi.
Ah, siete voi Le Bret!
LE BRET
Levandosi di letto egli si è ucciso.
ROSSANA
Ahimè,
quel deliquio improvviso… poco fa?… quel suo male?…
CIRANO
Già, è vero: io non avea finito il mio giornale:
Sabato, ventisei, di un colpo inopinato,
il sir di Bergerac è morto assassinato.
(Si scopre, lasciando vedere il capo tutto avvolto di bende.)
ROSSANA
Che dice mai? — Cirano! — Da tante bende stretto…
Che v’han fatto? Perchè?…
CIRANO
«Cader, la punta al petto,
con un colpo di spada, da un pari eroe ferito?»
— Quest’io dicevo!… Il mio destino m’ha schernito!…
E mi uccide, alle spalle, in un tranello indegno,
per opera di un servo, un troncone di legno.
Benissimo. Avrò tutto mancato, anche la morte!
RAGUENEAU
Signore!
CIRANO
Ragueneau, non pianger così forte!…
(Gli stende la mano.)
Qual è ora, mio buon collega, il tuo mestier?
RAGUENEAU, lagrimando.
Smoccolo…. le candele al teatro Molière.
CIRANO
Molière!
RAGUENEAU
Ma vo’ via diman: sono indignato.
Ieri, nello Scapin, vidi che vi han rubato
tutta una scena!
LE BRET
Tutta!
RAGUENEAU
Sissignore, il famoso
«Ma che diavolo andava a fare?…»
LE BRET
Il glorioso
Molière ti ha plagiato?
CIRANO
Silenzio! Egli ha ben fatto!…
(A Ragueneau.)
E la scena produsse molto effetto?
RAGUENEAU, singhiozzando.
Ah, che scatto
d’ilarità, signore!
CIRANO
Ecco il destino mio:
far da suggeritore, — e meritar l’oblio!
(A Rossana.)
Ricordate la sera in cui nell’ombra nera
Cristiano vi parlò? È tutta in quella sera
la mia vita. Ed intanto che al fondo io son restato,
altri a cogliere il bacio della gloria è montato!
È giusto, ed io consento sull’orlo dell’avello
che Molière ha genio, che Cristiano era bello!
(Suona la campana; si vedono passare, in fondo,
le suore che vanno all’ufficio.)
Che vadano a pregare, come vuol la campana!
ROSSANA, per chiamare.
Sorella, qua, sorella.
CIRANO, trattenendola.
(Le suore sono entrate nella cappella. Suona l’organo.)
Non chiamate, Rossana.
Non mi ritrovereste, al ritorno; ci siamo.
Sol mi mancava appunto questa musica….
ROSSANA
Io vi amo,
vivete!
CIRANO
Ahi, nella favola solamente si dice
che, udendo dirsi: io t’amo il principe infelice,
fuse la sua bruttezza il sol delle parole.
Ma tu t’accorgeresti che per me non v’è sole!
ROSSANA
Io vi resi infelice! Io!
CIRANO
Voi? Di tutte ignaro
dolcezze femminili, non alla madre caro,
privo d’una sorella, cresciuto nel terrore
dell’amante dall’occhio sarcastico, il mio core
per voi ebbe un’amica, almeno. Voi faceste
passar nella mia vita il fruscio di una veste.
LE BRET, mostrandogli il chiaro di luna che attraversa le rame.
E l’altra amica tua, ti reca il suo saluto.
CIRANO, sorridendo alla luna.
Vedo.
ROSSANA
Un essere solo amavo, e l’ho perduto
due volte!
CIRANO
Io monterò nell’opalina luna,
Le Bret, senza il soccorso di macchina veruna.
ROSSANA
Che dite?
CIRANO
Sì, lassù, lassù, ve lo dico io,
mi manderanno a fare il paradiso mio.
Più di un’anima cara esser vi dè in esilio,
troverò Galileo con Socrate a concilio.
LE BRET, ribellandosi.
No! no! Sarebbe troppo stupido, troppo ingiusto!
Un tal poeta! Un cuor così grande, sì augusto
morir così!… Morire!…
CIRANO
Su brontolone!
LE BRET, scoppia a piangere.
Oh, amico!
CIRANO, alzandosi, gli occhi smarriti.
Questi sono i cadetti di Guascogna!… — Sì, dico…
La massa elementare… Eh, sì… Ma questo è il punto!
LE BRET
La sua scienza!
CIRANO
Copernico ci lasciò detto appunto…
ROSSANA
Ahimè!
CIRANO
Ma che diavolo, andava a far, che c’era
che mai ci andava a fare egli in quella galera?
Astronomo, filosofo eccellente.
Musico, spadaccino, rimatore,
Del ciel viaggiatore,
Gran mastro di tic-tac,
Amante — non per sè — molto eloquente
Qui riposa Cirano
Ercole Saviniano
Signor di Bergerac,
Che in vita sua fu tutto e non fu niente!
Io me ne vò… Scusate: non può essa aspettarmi.
Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi.
(Ricade, il pianto di Rossana lo richiama alla realtà; egli la guarda,
e carezzandole i veli:)
Io non vò che tu pianga meno il tuo seducente
il buono, il bel Cristiano. Io voglio solamente
che, quando le mie vertebre avrà dòme il gran gelo,
un duplice tu dia senso al tuo nero velo,
e che il suo lutto sia anche un poco il mio lutto.
ROSSANA
Io vi giuro!….
CIRANO, scosso da un lungo fremito, si rialza subito.
Non qui seduto, non del tutto
domo.
(Vogliono sorreggerlo.)
Niun mi regga!…
(Addossandosi all’albero.)
L’albero basterà.
(Pausa.)
Ella viene. I miei piedi già son di marmo. Già
ho di piombo le mani.
(Raggiante.)
Ma poi ch’è per la strada,
voglio aspettarla in piedi….
(Tirando la spada.)
E con in man la spada!
LE BRET
Cirano!
ROSSANA, che quasi vien meno.
Ahimè, Cirano!
(Tutti indietreggiano spaventati.)
CIRANO
Ella guarda… Mi pare…
che la Camusa ardisca il mio naso guardare!
(Levando la spada.)
Che dite?… È vana… so… la resistenza adesso,
ma non si pugna nella speranza del successo!
No, no: più bello è battersi quando è in vano. — Qual fosco
drappello è lì? — Son mille…. Ah, sì! vi riconosco,
vecchi nemici miei, siete tutti colà!
La menzogna?
(Tirando colpi nel vuoto.)
Ecco, prendi!… Ecco, ecco le Viltà
ed ecco i Compromessi, i Pregiudizi!
(Tirando puntate.)
Che
io venga a patti? Mai! — Ed eccoti anche te,
Stoltezza! — Io so che alfine sarò da voi disfatto;
ma non monta: io mi batto, io mi batto, io mi batto!
(Fa immensi mulinelli con la spada. Poi si ferma affannoso.)
Voi mi strappate tutto, tutto: il lauro e la rosa!
Strappate pur! Malgrado vostro, c’è qualche cosa
chi io mi porto (e stasera quando in cielo entrerò,
fiero l’azzurra soglia salutarne io potrò;)
ch’io porto meco, senza piega nè macchia, a Dio,
vostro malgrado….
(Si slancia, la spada levata.)
Ed è…
(La spada gli cade di mano, egli barcolla e cade nelle braccia
di Le Bret e Ragueneau.)
ROSSANA, piegandosi sopra di lui e baciandogli la fronte.
Ed è?….
CIRANO, riapre gli occhi, la riconosce, e sorridendo dice:
Il pennacchio mio!
TELA.
