Privilegi
Sono un privilegiato, per la mia professione.
Non tanto per i supposti (e del tutto inventati) tre mesi di ferie estive, ma piuttosto per la qualità di vita che mi permettono.
La mia professione, l’insegnamento, è, ritengo, un mestiere intellettuale: la professionalità si nutre delle stesse sostanze di cui si nutre la mia interiorità. Se i miei pomeriggi mi permettono di passare il tempo con mia moglie e i miei figli, il mio lavoro ne risente positivamente, perché è più ricca la persona che i miei studenti si trovano di fronte.
Lo svantaggio è che non posso dire “finito l’orario di lavoro, stacco”, perché non è così. Sono la stessa persona, con la stessa qualità di relazioni e le stesse attenzioni ed interessi.
Il vantaggio, il privilegio, è però enorme: non ho bisogno di “staccare”. Non rischio schizofrenie tra il mio essere lavorativo e quello famigliare.
Questo è certamente uno dei motivi principali per cui ho scelto la mia professione. Questo è uno dei motivi per cui mi risulta così difficile comprendere certe scelte di vita, certe gerarchie di valori. Questo è uno dei motivi per cui posso dire che sono ricco e non invidio nessuno, nonostante tutto.